PEDAGOGIA SALESIANA

IL SISTEMA PREVENTIVO DI DON BOSCO

Per don Bosco, il segreto educativo è l’amore. Per questo motivo la sua esperienza pedagogica non si può adeguatamente tradurre in un “sistema”, nè tanto meno in un trattato scientifico. Ciò nonostante – su richiesta di molti – il santo ha cercato di esprimere per iscritto l’esperienza di carità pastorale da lui vissuta nel fascicoletto “Il sistema preventivo nell’educazione dei giovani”, pubblicato per la prima volta nell’agosto 1877.
È importante sottolineare che il sistema preventivo non è incarnato dalla sola persona di don Bosco; si tratta, infatti, di un’esperienza, un’espressione di arte educativa, fusa con la persona di chi l’ha vissuta, don Bosco, e delle comunità di educatori, a cui egli l’ha prima vitalmente comunicata, poi riflessamente trasmessa. Non si tratta, infatti, di una semplice teoria pedagogica, ma di una specifica spiritualità e metodo di azione pastorale. La prevenzione è per don Bosco qualità intrinseca e fondamentale dell’educazione. Deve anticipare il sorgere di situazione e di abitudini negative, – materiali o spirituali -, e orientare le risorse della persona verso il bene. Per questo afferma che il suo sistema «poggia tutto sopra la ragione, la religione, e l’amorevolezza».

Amorevolezza
L’amorevolezza, pur essendo la terza parola del trinomio, ne è il fulcro imprescindibile. La pratica di questo sistema infatti ha come sorgente il cuore stesso di Cristo e come modello la sollecitudine materna di Maria. Affermando che “l’educazione è cosa di cuore”, don Bosco riconosce che il processo educativo tocca le sfere più profonde della persona e la coinvolge nella sua totalità. L’unico modo per educare i giovani e aiutarli a crescere in modo armonico e integrale consiste in un amore profondamente aderente alla realtà umana, estremamente rispettoso della loro persona e capace di guadagnarsene il cuore con bontà.

Ragione
Una volta “guadagnato il cuore del giovane”, proprio per il profondo rispetto e amore che nutre nei suoi confronti, l’educatore è chiamato ad accompagnarlo senza manipolarne la volontà. Proprio per questo motivo la ragione o la “ragionevolezza” permeano tutto l’ambiente e lo stile educativo di don Bosco. «Ragione significa, anzitutto, razionalità, guida della vita spirituale attraverso la chiarezza delle idee e della verità e non mediante la suggestione o la pressione emotiva e sentimentale» (P. Braido).

Religione
Anche sul piano religioso don Bosco invita i ragazzi a usare la ragione, presentando loro la costante interrelazione fra fede e ragione che sta alla base dell’intera vita cristiana. La felicità senza fine e la salvezza eterna sono, infatti, costantemente poste alla loro attenzione proprio per non perdere di vista l’essenziale, ciò per cui vale davvero la pena di dare la vita. Tutto lo sforzo di don Bosco consiste, infatti, nel portare Dio ai giovani e i giovani a Dio; questo si esplica in maniera pratica nell’aiutarli a passare da un atteggiamento di rottura con Dio, di resistenza alla sua grazia» ad «un abituale atteggiamento di riconciliazione con Lui, di ascolto della sua voce.

Il Sistema Preventivo

 

LETTERA DA ROMA

La risposta di don Bosco all’emergenza educativa del suo tempo è stata un cuore che si dona, che entra in relazione, che si gioca nella totalità. Ecco dunque che il percorso da compiere, la via da intraprendere è sempre attuale nonostante i grandi stravolgimenti che la storia dell’umanità ha portato con sé.

Nel 1884, a pochi anni dalla sua morte, nella cosiddetta “Lettera da Roma”, – divenuta patrimonio carismatico dell’intera famiglia salesiana -, don Bosco ribadisce che la cosa essenziale è che «i giovani non solo siano amati, ma […] essi stessi conoscano di essere amati»; infatti, «chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani».

Il santo, in uno dei suoi ultimi soggiorni a Roma, […] fece scrivere all’Oratorio sotto forma di lettera la narrazione di un sogno della massima importanza. L’aveva avuto in una di quelle notti, nelle quali si sentiva più male. Lo raccontò più volte a Don Lemoyne, ingiungendogli di stenderlo; il che eseguito, se lo fece leggere, dettando correzioni. […] La lettera fu spedita il 10 maggio. (MB XVII, 171)

«Questo scritto è un tesoro, che con il trattatello sul Sistema Preventivo e con il Regolamento delle case forma la trilogia pedagogica lasciata da Don Bosco in eredità a’ suoi figli.»  (MB XVII, 115)

Lettera da Roma 

PEDAGOGIA SALESIANA DOPO DON BOSCO

Riportiamo di seguito il collegamento ad una ricerca di Michal Vojtáš, professore straordinario nella cattedra di Storia e Pedagogia Salesiana (Università Pontificia Salesiana) di Roma.

Pedagogia salesiana dopo don Bosco (1888-2018)

MARIA DOMENICA MAZZARELLO

L’itinerario storico-biografico di Maria Domenica Mazzarello è relativamente breve e privo di una vicenda storica appariscente: nasce il 9 maggio 1837 e muore il 14 maggio 1881. La sua vita è scandita quasi interamente in un ambiente rurale, compiuta nella fedeltà ad una vita laicale apostolicamente impegnata e in seguito arricchita da un ideale di vita religiosa segnata dal carisma dell’educazione femmi­nile e dalla missione di fondatrice, con don Bosco, dell’Istituto del­le Figlie di MariaAusiliatrice.

Con la sapienza della vita che scaturisce dalle sue Lettere, Ma­ria Domenica ci accompagna in un itinerario di rinnovamento at­tinto alla sorgente della semplicità e dell’amore evangelici. I suoi scritti sono specchio di un cuore unificato nella fedeltà a Gesù e nel dono di sé alle sorelle e alle giovani e non cessano di interpellarci con la radicalità degli orientamenti e con lo stile incisivo e pene­trante.

Lettere Madre Mazzarello

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