Infinito, addio. #Ci avete rubato la scuola.

22 Ottobre 2020. Milano. Seconda Professionale. Lezione di Italiano: L’Infinito di Leopardi.

Volti annoiati fissano un punto imprecisato intorno a me.

Ne L’infinito Leopardi scrive per sette volte il pronome io (in diverse forme grammaticali), così pronuncio ad alta voce il nome di sette dei miei studenti: “Luca, Giovanni, Francesca, Sara, Emanuele, Tommaso, Clarissa”.

I sette guizzano sulle sedie, si sentono chiamati in causa: “Ciascuno di voi si metta al posto di quell’io e immagini”.

Iniziano a raddrizzarsi, si sistemano composti: per passare dalla noia all’immaginazione è bastato un io.

Capiamo che per Leopardi uomo e infinito vanno a braccetto: non c’è infinito se l’uomo non lo immagina, ma l’uomo rimane un omuncolo se non fa esperienza d’infinito.

Ditemi dunque: quale infinito seduti ancora una volta dietro lo schermo di un pc?

Amo il mio lavoro e anche dal prossimo Lunedì sperimenterò modalità innovative perché l’apprendimento dei miei alunni sia il più possibile efficace: inventerò blog di classe e profili IG di autori e personaggi storici.

Ammettiamolo, però: questa non è scuola!

La scuola è fatta di relazioni: tra pari, tra alunni e professori, tra alunni e personale ausiliario.

Le relazioni “scolastiche” hanno bisogno di un tempo paziente, devono essere costruite giorno per giorno, perché di ora in ora ci si gioca la fiducia reciproca.

Pensate: siete riusciti a costruire relazioni vere e durature nelle vostre vite? Come?

Sono il tempo trascorso insieme, la presenza anche fisica e il più possibile costante che creano legami. La volpe diceva al piccolo principe: “E’ il tempo che hai dedicato alla tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”.

Provate a chiamare dallo schermo del pc quei sette studenti: Clarissa solleverà mezza palpebra, Luca dirà che ha la connessione lenta, Tommaso latiterà del tutto; ma non sarà colpa loro.

Non abbiamo regalato ai ragazzi dell’epoca Covid abbastanza presenza, abbastanza tempo perché si costruissero gambe tanto forti da saltare quella siepe anche nell’immobilità della loro camera.

Vi prego: restituiteci l’infinito, restituiteci il futuro, restituiteci la scuola!

 

 

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