Intervista a Marco Erba: autore di Fra me e te

Mar 8, 2017

Marco Erba* è diventato noto al pubblico per il suo romanzo d’esordio Fra Me e Te, edito da Rizzoli, un libro che scatta un fermo immagine di un panorama molto speciale: l’adolescenza. Una fase della vita particolare, di transizione, di crescita e di sviluppo, in continua evoluzione, fatta di emozioni forti, contrastanti e altalenanti, e di vecchi e nuovi disagi, in una società complessa in cui il senso di appartenenza, identità, affermazione di sé incontrano nuovi sbocchi. Una fase che Marco Erba conosce molto bene, come ha spiegato agli studenti e ai loro genitori presenti alla presentazione del suo libro, nella sua veste di insegnante in un liceo e come dimostra l’intervista che potete leggere di seguito.

La relazione insegnante-adolescente ai tempi della globalizzazione, di una società che cambia velocemente sia nelle relazioni interpersonali sia negli stili di vita, è più impegnativa oggi rispetto al passato?

Io credo di no. Anche se gli adolescenti di oggi per certi aspetti non sono più quelli di vent’anni fa, nel profondo lo sono ancora. Le nuove tecnologie e i nuovi ritmi di vita non cambiano le esigenze e i desideri più profondi delle persone. I ragazzi da una parte vogliono affermare la propria identità e spesso lo fanno anche contrapponendosi agli adulti, dall’altro hanno una grande fame di relazione e di confronto con qualcuno che abbia fatto un pezzo di strada più di loro. Se ci si mostra aperti nei loro confronti, se li si sa ascoltare prima che giudicare, se si sta in mezzo a loro nel tempo libero che la scuola offre, la relazione si crea con naturalezza.

Come può un insegnante promuovere, e non ostacolare, il processo di crescita, la costruzione dell’identità e l’affermazione di sé dello studente-adolescente?

Credo che un buon insegnante debba suscitare interrogativi nei propri allievi. Un insegnante deve fare domande, non dare risposte preconfezionate. Un insegnante di successo non è quello che ha in classe trenta allievi che la pensano come lui su tutto. Un bravo insegnante desidera avere trenta allievi ognuno con le sue convinzioni e con la sua visione della vita, anche diversa da quella del prof. Per aiutare i ragazzi a crescere, a capire chi sono, la narrazione è fondamentale. Un romanzo, un brano di epica, una poesia, un racconto di qualsiasi genere: ogni narrazione è uno specchio nel quale i ragazzi si possono ritrovare, conoscendosi un po’ di più e ponendosi interrogativi su ciò che li circonda.  

Quali sono i requisiti ideali che un docente dovrebbe possedere per impostare una relazione insegnante-studente soddisfacente per entrambe le parti?

Per prima cosa un docente deve credere nei suoi studenti, essere convinto che, come diceva don Bosco, “in ogni ragazzo c’è un punto accessibile al bene”. Davvero ciascuno di loro, anche quello che ci contesta, anche quello che si butta via, ha in sé una scintilla di bellezza che può prevalere e farsi spazio: noi educatori dobbiamo essere i primi a crederci.

Credo inoltre che un insegnante debba essere un allenatore, non un arbitro. L’arbitro è inflessibile, deve essere distaccato emotivamente ed è presente per sanzionare. L’insegnante invece non può non volere bene al ragazzo che ha davanti, non può limitarsi a spiegare e dare voti senza coinvolgimento alcuno. Il buon insegnante è un allenatore: è esigente, ti chiede di dare il massimo, non ti fa sconti, ma fa il tifo per te ed esulta se tu giochi bene, se hai successo, perché vince insieme a te.   

Può capitare che lo studente adolescente senta il bisogno di attribuire all’insegnane il ruolo di confidente: questo costituisce un rischio oppure un’opportunità per la relazione educativa?

Assolutamente un’opportunità. Anzi, non credo sia possibile una relazione educativa significativa priva di affetto. Una persona che ti vuole bene è più disposta ad ascoltare i tuoi consigli e sicuramente ti rispetterà. Chi prova a gestire una classe con il terrore e il distacco, magari ottiene il silenzio, ma ha di fronte persone che non lo apprezzano e di cui, in fin dei conti, non si può fidare, perché loro non si fidano di lui. Se un insegnante sa farsi voler bene, basterà un cenno perché i ragazzi lo seguano, proprio in nome della relazione che li unisce. La confidenza non mette mai in crisi una relazione, purché l’insegnante sia attento a mantenere il suo ruolo. Lui resta l’insegnante, cioè un guida: se diventa l’amicone alla pari rinuncia alla possibilità di educare. 

Una curiosità: ma i protagonisti di Fra Me e Te e i loro amici sono adolescenti che lei incontra tra i banchi di scuola? Oppure lo scrittore ha prevalso sull’insegnante, lavorando “solo” di fantasia?

Realtà e fantasia in “Fra me e te”, come in ogni romanzo, sono inscindibilmente mischiate. Lo spunto per costruire i due protagonisti, Chiara e Edo, mi è venuto però da studenti realmente conosciuti. Sono loro che mi hanno insegnato che tante volte la cattiveria è figlia solo delle ferite che abbiamo subito, ma che allo stesso tempo le nostre ferite possono diventare occasione di crescita, possono renderci più aperti agli altri e più capaci di amare.

*Note sull’Autore: Marco Erba è nato nel 1981. Da dieci anni insegna italiano e latino in un liceo della provincia di Milano. Giornalista, si è occupato di cronaca locale. È sposato e ha quattro figli, due dei quali in affido. Questo è il suo primo romanzo

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